Il 14 novembre lancio, decido a settembre. La data è giusta e perfettamente in linea con i piani che avevo fatto mesi prima: a fine anno completo il master e il tirocinio, promuovo i miei servizi e comincio ad avere clienti paganti.
Così quando scelgo la data sono super contenta. Anche un po’ spaventata ma è quella paura eccitante che sta dietro a ogni sfida, perciò penso che va bene così.
Poi, a un paio di settimane circa dalla decisione e nel bel mezzo dei preparativi, comincio a notare dei segnali: quando parlo non trovo le parole, a volte non riesco a ricordarmi dei nomi, sono molto stanca.
All’inizio penso sia normale perché ho avuto un anno molto impegnativo, poi mi rendo conto che sto andando in tilt: per alcuni giorni ho le vertigini, non ho energia né fisica né mentale, tendo a piangere più del solito, mi sento sopraffatta se penso alla lista delle cose da fare, quando apro i social mi viene il vomito. Sono alla soglia del burnout.
E allora rallento, tiro il freno a mano e mi fermo: non lancio, il 14 novembre non lancio. Dentro di me lo avevo già deciso quando incontro Francesca Zampone, in questo caso nelle vesti di mia coach e mentore. Ne discutiamo, mi dà esercizi e domande che mi fanno sbrogliare la matassa e arrivo serenamente al contrordine. Decido anche la nuova data di lancio e sento che è la cosa giusta da fare.
Perché te lo racconto?
1. Per invitarti a essere più consapevole
Perché sono andata in tilt? Perché ho pensato solo al risultato che volevo ottenere — ho mantenuto gli eyes on the prize, come dicono gli anglofoni — e non ho tenuto conto di tutte le curve e le salite che avevo fatto durante la mia lunga maratona.
Per farvi capire, vi riassumo le tappe principali:
- estate 2018, malattia di uno dei due miei cani che non finisce con un happy ending;
- ottobre 2018, inizio del master in coaching che mi porta ogni mese a Milano per un fine settimana fantastico ma anche impegnativo e stancante;
- dallo stesso mese parte un processo di trasformazione lavorativa che mi impegna su vari fronti;
- gennaio 2019, trovo finalmente casa a Bologna dopo 1 anno e mezzo di ricerche;
- inizio marzo 2019, lancio del podcast;
- fine marzo 2019, trasloco e trasferimento a Bologna;
- maggio 2019, inizio tirocinio;
- luglio 2019, arriva qualche preoccupazione sul fronte familiare con carico emotivo notevole che si protrae con intensità fino a qualche giorno fa.
Ecco, io tutte queste tappe non le avevo prese in considerazione, avevo tenuto conto solo della stanchezza dovuta al carico di lavoro. E invece c’erano tante emozioni in ballo e le energie erano state prosciugate su vari fronti.
Quindi io, proprio io che con la consapevolezza ci sto in fissa, non lo sono stata per nulla. Quello che mi ha salvato è aver ascoltato i segnali del corpo prima che fosse troppo tardi.
Ti invito a fare la stessa cosa. Di tanto in tanto fai un verifica con te stesso: come sto? Come mi sento? Di cosa ho bisogno? Tutti i giorni, una volta a settimana, una volta al mese. Decidilo tu, ma fallo.
2. Per dirti che ci si può fermare
Se non stai bene, non devi andare avanti per forza. The show must go on manco per cavoli! Prenditi cura di te, rimettiti in sesto e posticipa il posticipabile.
Intendiamoci, non voglio legittimarti a non agire, a non cominciare. Agirai quando avrai le energie giuste. Ma se hai anche solo un pizzico di dubbio che tu ti stia fermando perché hai paura, attenzione, fai una verifica anche su questo.
Se pensi che sotto sotto non stai cominciando perché hai dei timori, fai questo esercizio:
- scrivi tutte le cose che non vorresti che accadessero relativamente a quell’azione, quell’inizio.
- Fai cominciare le frasi con “Non vorrei” e vai avanti finché vuoi.
- Alla fine prendi il tuo elenco di frasi e cambia il “non vorrei” con “ho paura di/che”.
- Rileggi e verifica che siano davvero paure.
Bene, ora che conosci le tue paure puoi rifletterci su e affrontarle. Per rifletterci puoi scrivere: scrivi tutto quello che ti viene in mente su ciascuna paura e nota come ti senti. Mettici dentro il non giudizio della mindfulness.
Per affrontarle, puoi fare così:
- scegline una, magari quella che senti che ti blocca di più rispetto all’azione che vuoi fare;
- chiediti come puoi superarla: quali passi, anche molto piccoli, puoi fare?
- una volta che avrai elencato i passi, comincia a farli, dal più piccolo e più semplice in avanti.

Appena finito di scrivere questo post ho aperto il browser e nella nuova tab c’era questo proverbio: “Un eroe è colui che sa attendere un minuto di più”. È così adatta a quello che ho scritto che è quasi inquietante!
Spero davvero che tu non arrivi al punto in cui sono arrivata io, ma se succede ricordati di consultarti con il tuo medico e con uno psicoterapeuta. Poi se vuoi parlarne, ci sono anch’io. Mi puoi scrivere a ascolta@giada100.com.
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