C'è un tempo per perseverare e un tempo per mollare la presa ma non è per niente facile capire quando decidere in un senso o nell'altro. In questa puntata vediamo insieme spunti diversi che ci possono aiutare a prendere una decisione.
La perseveranza funziona quando ci motiva a fare progressi verso un obiettivo, ma diventa disfunzionale quando ci porta a proseguire anche quando l'obiettivo finale non vale più la pena di essere perseguito e ci sarebbero opportunità migliori da cogliere.Il che significa che è importante prevedere un dialogo interiore, un momento di dialogo interiore, periodico e sistematico, che ci dia indicazioni su come stiamo, su come stanno andando le cose e su come vorremmo farle andare.
In questo episodio vediamo insieme:
- l'atteggiamento mentale che ci aiuta,
- un indicatore da considerare e due domande da farsi in caso di dubbio,
- i “kill criteria”,
- tre domande potenti che di solito funzionano sempre.
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Ciao gente, come butta? Siamo all'ultima puntata delle tre sui concetti di perseveranza e lasciare andare e oggi in particolare vediamo insieme un po' di spunti da usare per capire quando è il momento di lasciare andare in relazione in particolare alla nostra attività professionale.
facciamo spazio è un podcast che parla di gestione del lavoro con il benessere al centro, attraverso osservazioni, idee e spunti per riflettere e agire.
Io invece, la voce, sono Giada Centofanti, autrice di facciamo spazio e di mestiere business coach e consulente.
C'è un tempo per perseverare e un tempo per mollare la presa. Ma per tutte le ragioni che abbiamo visto nella scorsa puntata non è per niente facile capire quando decidere in un senso o nell'altro e per questo ha messo insieme spunti diversi che ci possono aiutare a prendere una decisione.
Partiamo dall' atteggiamento mentale. Come per tante altre situazioni, è importante non avere un atteggiamento giudicante nei nostri confronti. Lo possiamo superare facendoci guidare dalla curiosità e dall'apertura alla scoperta di quello che potrebbe arrivare se decidessimo di lasciare andare.
Poi un indicatore che forse è il momento di mollare, eh? Se ci stiamo già pensando da un po' pero' in questo caso attenzione, perché potrebbe intervenire un bisogno di gratificazione istantanea a cui il nostro mondo iper veloce ci sta abituando. perché ci può indurre a voler mollare o a farci sentire scomodo se non otteniamo presto i risultati sperati.
In ogni caso, per fare chiarezza possiamo usare e mescolare gli spunti che sto per raccontarvi.
Tanto per cominciare, direi che ci sono due domande da farsi la prima e voglio continuare a fare quello che sto facendo. Progetto attività lavorativa, che sia che sembra una scemenza, ma spesso tendiamo ad andare avanti in automatico e nemmeno ci fermiamo a fare il punto con noi stesse. La seconda è perché sto facendo quello che sto facendo.
Questa è una domanda un po' più difficile. In genere le risposte restano sempre un po' in superficie, no, perciò una buona idea è chiedersi quel perché più di una volta, fino ad arrivare al nocciolo della questione. Già da queste risposte il quadro potrebbe essere più chiaro, ma vediamo comunque altri spunti.
La perseveranza funziona quando ci motiva a fare progressi verso un obiettivo, ma diventa disfunzionale quando ci porta a proseguire anche quando l'obiettivo finale non vale più la pena di essere perseguito e ci sarebbero opportuni opportunità migliori da cogliere. Il che significa che è importante prevedere un dialogo interiore, un momento di dialogo interiore, periodico e sistematico, che ci dia indicazioni su come stiamo, su come stanno andando le cose e su come vorremmo farle andare.
Quando sistematizziamo questo tipo di riflessioni, per esempio con la mia amata revisione, ci diamo la possibilità di rivalutare i progetti, gli obiettivi e decidere che cosa vogliamo fare. Magari vogliamo continuare a perseguirli, ma abbiamo perso l'entusiasmo e vogliamo capire come ritrovarlo.
Potremmo volerli rivedere e modificare perché nel tempo abbiamo acquisito nuove informazioni o sono cambiate alcune cose nella nostra vita. Potremmo decidere di lasciarli andare perché non sono più funzionali. ma se non ci fermiamo a riflettere, il rischio è di andare avanti in automatico e sentirci frustrati e a correre dietro qualcosa che per noi non ha più senso.
Ok, ma torniamo al punto iniziale. Come decidiamo di lasciare andare se tutte le domande e le riflessioni fatte fino a qua non mi hanno aiutato a fare chiarezza? Torna ad aiutarci Annie Duke di cui vi parlavo nella scorsa puntata, che ci dà un'indicazione semplice e super pragmatica stabilire dei cosiddetti kill criteria, ovvero criteri che ci indicano quando chiudere un progetto e lasciarlo andare.
La cosa migliore per farlo è a mente fredda prima di avviare un progetto per avere maggiore lucidità mentale. Ma può essere utile anche farlo in corso d'opera.
Dei buoni kill criteria contengono uno stato e una data. Posso formularla in questo modo: se mi trovo o non mi trovo in un particolare stato in una certa data o in un certo momento, allora chiuderò il progetto, lascerò andare, mollerò la presa. Vi faccio due esempi così si capisce meglio. Il primo esempio: se non avrò fatto X entro la data Y, lascerò andare la cosa in questione.
Secondo esempio, se non avrà raggiunto X entro il momento in cui avrò speso Y in risorse, allora lascerò andare la cosa in questione.
Questa modalità fra l'altro ci permette comunque di sperimentare sul campo la nostra idea però ci dà dall'inizio dei paletti che ci tengono dentro e ci aiutano anche con degli indicatori molto chiari a capire se è il caso di continuare oppure di lasciare andare il progetto.
Un altro suggerimento che arriva sempre da Duke è di aprirsi al confronto perché chiaramente, in generale, rimanere ferme con i nostri pensieri non rende le decisioni più facili, anzi, rende i pensieri in generale più ingarbugliati, più neri, li fa avviluppare intorno a noi e poi non ne usciamo più.
Invece avere prospettive esterne può aiutarci molto. E per prospettive esterne, Duke intende sia persone nostre pari persone con cui ci possiamo confrontare perché ci fidiamo di loro, ma anche professioniste. Nel caso specifico, lei porta l'esempio di Ron Conway, che è un venture capitalist e che è anche un coach che affianca i founder di Start-up e li aiuta a capire, appunto quand'è il momento di mollare la presa.
E in sostanza, che cosa fa? mette proprio, dice, chiede loro di mettere proprio dei paletti, di fissare un termine entro il quale la loro azienda dovrebbe aver fatto il salto di qualità secondo determinati specifici parametri. Se poi, arrivati al termine, questi parametri che hanno definito non sono stati raggiunti, allora è il momento di chiudere.
In chiusura vi lascio tre domande che sembrano forse meno pragmatiche, ma per la mia esperienza con le clienti sembrano molto utili per sbloccare le situazioni e sono valide anche in situazioni piuttosto diverse. Quindi nel momento in cui state prendendo in considerazione se proseguire, perseverare oppure lasciare andare, chiedetevi uno: Come mi sento? Due: come mi vorrei sentire? Tre: quello che sto facendo in questo momento, come contribuisce al modo in cui mi vorrei sentire e a quel punto prendete una decisione.
E siamo arrivati alla conclusione di questa tripletta sul lasciare andare oppure perseverare. Come di consueto, vi chiedo che cosa vi portate a casa da queste puntate.
Rifletteteci e se volete, fatemi sapere e nel frattempo sarebbe fantastico se mi lasciaste una recensione che è un qualcosa di utile per me, per migliorare i contenuti e per far conoscere il podcast ma può anche essere utile alle persone che stanno decidendo se ascoltare o meno le mie puntate. Io intanto vi ringrazio di essere state con me fino a qua e ci sentiamo presto. Ciao.